ANNO 14 n° 118
Il racconto Pellegrini, giapponesi e parlamentari viterbesi
La giornata romana
04/02/2016 - 02:01

(Il senatore Ugo Sposetti davanti al Nazareno)

di Andrea Arena

ROMA – Ad un certo punto, i pellegrini del Giubileo che vanno di qua, verso la prossima basilica certamente fondamentale per la salvezza delle loro anime, rischiano di scontarsi con i giapponesi che vanno di là, verso piazza di Spagna, per l'ennesima tappa forzata del loro tour dello shopping romano.

Largo del Nazareno è stretto, al di là del nome, e qui si sfiora la frittata consumistica e religiosa: scintoismo e cristianesimo, Valentino (la griffe) contro Francesco (il Papa). Un bel casino. Poi, per fortuna, i gruppi opposti si assorbono, si confondono, si sfilano, e al netto di qualche contrattempo (un'adolescente di Osaka che finisce a pregare a Sant'Andrea delle Fratte, una casalinga di Ceccano che si ritrova da Bulgari e compra una brillocco da centomila euro), tutto è bene quel che finisce bene.

Le sei meno un quarto di un pomeriggio feriale a Roma. Sotto la sede del Pd – quella sede dove già Matteo accolse Silvio e Denis, quella sede vista tante volte in televisione, quel posto così terribilmente minimalista, un portone sulla via e un simbolo piccolo piccolo – si attendono i nostri. I parlamentari e consiglieri regionali viterbesi attesi nel quartier generale per risolvere, oppure sfasciare, l'amministrazione comunale del capoluogo della Tuscia. La missione è delicata, perché qui si parla di disfare o rivitalizzare una delle poche roccaforti strappate alla destra dopo vent'anni, e perciò il giorno è storico, lo sarà di sicuro, e male che vada ci è scappata una gita in centro, via.

Il cronista in attesa, non dolce, dà nell'occhio. I due soldati di guardia non osano chiedere, ma guardano di sbieco. Il poliziotto in borghese, con la radio che gracchia infilata nella tasca posteriore, alla fine fa il suo dovere: ''Chi è lei? Cosa fa qui? Favorisca i documenti''. Tranquillo, ispetto', si lavora e si fatica per il pane e la rubrica.

Il primo ad arrivare è il senatore Ugo Sposetti. Loden blu – lui lo indossava molto prima di Mario Monti -, basco non rosso, passo sicuro come uno che queste strade le conosce bene. Dei ragazzotti del partito che stazionano fuori dal Nazareno lo accolgono con rispettoso sarcasmo: ''Compagno Sposetti''. Lui si ferma a chiacchierare, poi si va a prendere un caffè di fronte. Passano le auto blu, passano altri gruppi di turisti, passano le modelle degli atelier della zona. A dieci alle sei, sempre dal lato piazza di Spagna, ecco un duo: Alessandro Mazzoli ed Enrico Panunzi, il giovane turco e il gran canepinese. Panunzi è di buon umore, forse perché sa che lui, entrato in questa crisi da colonnello, può uscirne da generale, comunque vada a finire. Arriva anche Fabio Melilli, il segretario regionale, uno dei pochi reatini che riesce simpatico anche ai viterbesi, col suo stile felpato, l'accento di provincia, il cervello veloce. ''Saliamo?'', chiede agli altri due. Salgono.

Tutti al secondo piano, allora. Dove il vicepresidente nazionale Lorenzo Guerini sta chiudendo un altro affare bollente – le primarie per il Comune di Napoli, dove la candidatura di Bassolino rischia di creare non pochi problemi a Renzi e ai suoi -, prima di dedicarsi al caso viterbese. Questo, fanno notare i cronisti più smaliziati, è già un dato emblematico: prima fanno Napoli, poi Viterbo, segno che il partito considera la crisi nella Tuscia delicata, e anche strategicamente importante. Già, perché nelle elezioni di primavera (a giugno o a maggio, ancora non si è capito bene), il Pd e il suo dinamico segretario si giocano un bel pezzo del loro destino.

Si sono fatte le sei e un quarto. I buttadentro dei localini della zona cercano di accalappiare qualche turista scemo: ''Haaaapppy hour, come in, come in''. Si sono fatte le sei un quarto, sì. E Fioroni ancora non arriva. Non è che dà buca proprio lui, quello che – secondo gli osservatori più attenti – è quello che dovrà perorare la causa di Michelini e della giunta? Invece eccolo, l'ex ministro: arriva da via del Tritone (forse direttamente da Montecitorio). Come va a finire, onorevole? Male? ''Ma poi, anche se va a finire male – risponde lui con un sorriso – Io sono cattolico, credo nella resurrezione''. In effetti, anche un certo Nazareno ci credeva, duemila anni fa o giù di lì.





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